24grana – Ghostwriters [parte 2]

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Luntano – inizia calmo, l’album, non abbiamo fretta di ascoltarlo, ci sediamo per lasciarci cullare dalle note della chitarra che ci introduce Francesco che quasi disinvoltamente ci racconta una storia come si fa con chi ha voglia di lasciarsi stregare dalle parole e dalle visioni che suscitano… chelle che cerc’ nun se sa, ma pò fernì, me sbattene ‘e dènt’

l’Alba – per la seconda traccia la scelta è di inserire direttamente la voce di Di Bella con la tecnica già  usata in passato di alternarla o sovrapporla a singoli accordi e riff di chitarra elettrica che poi diventano arpeggi dalla seconda strofa. Nel bridge/ritornello si inseriscono batteria e pianoforte. Quest’ultimo segue il cantato con il basso all’inizio della seconda strofa per poi ridare spazio alla chitarra di Beppe… c’è spazio tra il secondo ritornello e la strofa finale per un mini assolo acustico per poi tornare con la voce di Francesco e una chitarra elettrica molto decisa e il ritornello finale con controvoce di Francesco stesso e un’ultimo pezzo di chitarra eletrica.. si cercasse int’ ‘a nata città  / na canzone ca nun trove chiù / me perdesse a chiù bell / perché ca ce stai tu

Avere una vita d’avanti – è il brano che hanno scelto come primo singolo, forse la presenza dell’ex-Tiromancino, forse per la ricercatezza dei testi, quasi nostalgicamente battistiani – i testi, la musica è puro 24grana d.o.c. style – se Di Bella ha dichiarato che i testi non sono autobiografici ma legati a storie che lui stesso ha filtrato, questa traccia in parte smentisce e lascia vedere una riflessione più generale sulla vita e sui valori semplici e costantila vita è così / si alza al mattino / e si abbassa la sera

Carcere – iniziano le percussioni e poi Francesco che con crudezza ci presenta la situazione in un misto musicale tra il Gattone e canzone su un detenuto politico – loro vecchi brani – ma il resto è tutta una novità , la chitarra che crea l’atmosfera adeguata, tra assoli di note, accordi ad effetto e piccoli riff dove rafforzare l’efficacia di un canto che racconta una storia “reale”, raccontata, ma che dico poemata come un classico imperdibile di cui non voglio rovinarvi nulla, tutto da sentire.. dicette a me stesse si sai cuntà , ca coccose saddà  fa

Accireme – su questa invece non voglio esprimermi proprio, anzi un pochetto: semplice, diretta e salutare. Sicuramente la kevlar di quest’album: quella da cantare abbracciati ai concerti, in spiaggia, soli nella stanza… stive luntane e te guardave / cammenave e nun parlave / dicive e nun dicive / je parlave e nun capive

Smania ‘e cagna – è Beppe a far parlare la chitarra all’inizio del brano in un continuum con Francesco, in un’alternanza che sembra fare un unico discorso e nel quale con grande effetto si inserisce la voce di Marina Rei che sembra di creare un gioco tra lui, lei e la chitarra, che impressiona nel seguire il discorso e nel poi staccarsi al centro in un assolo fatto anche quello quasi di parole… sto parlanne sole je / stise ngopp’ ‘a l’evere / chi ho sà ? / che me cagnarrà 

Lacreme – basso e chitarra reggono il gioco di una voce veloce e riflessiva che ci introduce lo stato emotivo in un crescente che porta ad un ritornello inatteso che dà  sfogo al cantato, imprigionato prima nella ritmica del verso… c’è spazio anche per una sezione acustica che localizza anche nel testo la napoli e la sua influenza probabile nella situazione.. a chiudere è poi la chitarra in un finire sospesoca pure si torne n’amiche / nun se fa sentì

Verità  – seconda traccia italiana del brano che forse per la maggiore comprensibilità  arriva ancora più diretta. Ancora una volta iniziano Beppe e Francesco per poi far inserire la sezione ritmica di basso e batteria. Una traccia riflessiva, in alcuni punti nuda, nel finale sembra cambiare registro, non solo musicalmente ma anche nel messaggio positivo, intimistico, quasi a far mutare la situazione presentata all’inizio.. nel vuoto che c’è / rispondi con più / sincerità  […] che le verità  / sono dentro di noi

Sbaglie ‘e parole – un accompagnamento molto frizzante, acustico, ideale per la franchezza dei testi e per creare un’atmosfera sospesa che per il sound, non certo per ritmo e schiettezza, ricorda vagamente la out of time che fu dei Blur o accompagnamenti da tastiera stile radiohead rivitalizzati. Inizialmente non deciso nel giudizio, adesso, riascoltata una seconda volta molto apprezzata nel salutare un album decisamente dal pollice in sute purtasse cu l’occhie ‘e l’ammore / ngoppa ‘a luna pè dicere cà  / stamme sule / oggi, dimane chi ‘o sà 

Sentito solo due volte, volevo darvi le mie impressioni, lasciarle ai posteri semmai.. Se un pò vi fidate di me.. ascoltateli.. questo, i vecchi. So che tanto alla fine anke se mi dite che non so genere vostro, come avete fatto co loro e con altri miei suggerimenti alla fine anche se siete orgogliosi ve li sentite soli soletti nelel vostre stanze, finite poi per canticchiarli e a volte dopo anni mi date ragione 😀


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