Molti conosceranno il Captcha, uno dei pochissimi casi in cui sapere cosa significa il termine non aiuta a focalizzarne il contenuto:
completely automated public Turing test to tell computers and humans apart
Un servizio che tutti focalizziamo meglio così:
Un meccanismo efficace (fino all’avvento degli indiani [gli abitanti dell’India non i pellerossa..]) che permette di distinguere se dietro alla tastiera c’è un essere umano o se è un bot a cercare di eseguire la transazione.
Ma la cosa che ha sempre attirato la mia attenzione sono i reCaptcha:
Che è il caso di dire è l’unire l’utile al dilettevole per antonomasia. Il meccanismo è semplice e (sembra) efficace: oltre a fungere da captcha, il sistema sfruttando l’ignaro umano alla tastiera propone due termini scannerizzati da libri, proponendo un termine sicuro corretto ed uno di cui si sta tentando la digitalizzazione in quella zona grigia dei classici ocr. Se il termine corretto è correttamente riconosciuto da chi è alla tastiera si presuppone abbia riconosciuto come corretto anche il termine non correttamente riconosciuto dall’ocr.
Insomma un “aiutati che Dio ti aiuta” basato su bit 😀
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